La precarietà dell'uomo è come quella delle bolle di sapone.
"Homo est similis bullae" o semplificato in "Homo bulla" era la scritta che appariva assai frequentemente nelle «vanitas» a volte nel recto, spessissimo nel verso.
Gli autori accentuavano con la scritta l'aspetto di fragilità e dell'infinito vuoto delle cose mondane rappresentate.
Scrive Elias Canetti che il modesto compito dello scrittore è forse, alla fine, il più importante di tutti: trasmettere ciò che ha letto, quindi questi sessanta dipinti su tavola dal titolo HOMO BVLLA sono il tentativo di comunicare ciò che vedo, amo, ricordo e quotidianamente vivo.