L 'incisione è
un disegno. Se non sono male informato, questa sentenza è
di Meryon e mi sembra inappellabile. Si può aggiungere
che si vale per esprimersi di ferri taglienti, di punte d'acciaio o di diamante, di metalli, di legni, di acidi; ma c'è
una differenza tra tali strumenti e un carboncino, una matita,
un pennello? Una differenza c'è, oltre quella materiale,
ed è che essi permettono che il disegno si trasformi o
si prepari a trasformarsi in una stampa, vale a dire in una matrice
capace di figliare un certo numero di repliche, o copie, che
grazie alla diversa manipolazione degli ingredienti e al diverso
governo delle modalità con cui la stampa si effettua,
possono costituire una serie di variazioni, casuali o volontarie,
accettate o rifiutate dall'autore, sempre importanti per gli
amatori, i fanatici e i buongustai.
Da noi in Italia questi patiti dell'incisione si contano sulle
dita d'una mano ed è perciò inutile soffermarsi
su particolari che non interessano quasi nessuno mentre sarebbe
piuttosto il caso di diffondere quelle cognizioni elementari
che insegnassero a distinguere una tiratura stanca da una tiratura
fresca, un 'acquaforte da un bulino, una xilografia da una puntasecca
e addirittura un'incisione vera e propria da una litografia o
peggio da una fotoincisione.
Credo che anche questa modesta ma tanto necessaria funzione faccia
parte del programma di questa galleria o almeno ne possa rappresentare
una felice conseguenza e sarà non ultimo merito, anche
per la difesa di quel rigore tecnico, senza il quale l'incisione
può scadere in mestiere grafico o degradarsi fra le arti
applicate e i passatempi dei giardini d 'infanzia, magari col
plauso di famosi critici in cerca d'occasione per sfoderare la
dovizia della terminologia, loro unica forza ed unico titolo
della loro carriera.
L 'incisione è un disegno, ma se il disegno vuoI qualificarsi
come incisione non può che attenersi, appunto, a quel
rigore tecnico che tutti i veri maestri dell'arte hanno attuato
e difeso, anche quando si sono concessi licenze e avventure che
non costituiscono comunque il fulcro della loro personalità
e che diventano insulsi virtuosismi quando quella personalità
faccia difetto.
Il rigore tecnico non va perciò confuso col tecnicismo.
La tecnica, quando ha prestato il suo prezioso tributo, deve
tirarsi in disparte. La modestia è la sua virtù,
e il suo compito è servire la mano e le intenzioni dell'artista:
non di sedurre l'una e intrappolare le altre.
La distinzione tra incisione d'artista e incisione di riproduzione
si è imposta a ragion veduta quando la tecnica sorpassava,
anche giovandosi del progresso scientifico e industriale, i confini
della sua funzione, per così dire, disegnativa. E tutti
i mediocri artisti si rifugiarono e si rifugiano tra le braccia
della tecnica crogiolandosi nelle squisitezze delle velature,
vernici molli, maniere nere, segreti chimici, giochi di roulettes,
graniture e insomma in quel mondo di "effetti" che
repugna al vero artista e alla vera poesia ma che affascina i
dilettanti e gli estetizzanti.
Come si vede, anche l'incisione può prestarsi agli equivoci,
anzi è insidiata ad ogni piè sospinto, ma sarà
facile sfuggire alle cantonate e agli abbagli se si tenga sempre
presente col Meryon, che l'incisione è un disegno. Dove
vedremo che il disegno prevale, libero, autonomo, diretto, saremo
certi di essere davanti ad una incisione d'artista; dove invece
vedremo prevalere e imporsi l'elemento tecnico, dovremo rassegnarci
a considerare il nostro entusiasmo un entusiasmo di natura deteriore,
meramente sensualistica. Spettacolo, decorativismo, scenografia,
illusionismo, calligrafia: cose deliziose talvolta, ma: l'incisione
è disegno.