"L'albero in pieno vento", annota con il suo stile epigrammatico, ai limiti del mutismo e della non-parola, René Char, in Ritorno sopramonte, "è solitario. La stretta del vento" aggiunge "anche di più". Nel suo Termine sparso, Char cerca di dare un volto al tema della religiosità, intesa come aspirazione al sacro; in fondo, nuoce la verità rivelata, che tutto definisce e delinea.
E, per certi versi, il suo rapporto con il sacro, che non casualmente, tra le tante figure, si incentra anche in quella dell'albero, appare simile al rapporto della ricerca pittorica contemporanea con il paesaggio (e dunque con l'albero).
Dietro al tema dell'albero, tema strettamente collegato, per il secondo anno consecutivo, con quello di Narciso, vi è la attenta riflessione che riguarda il paesaggio, quale è venuto delineandosi nell'arte contemporanea. Tale dimensione, senza che qui si voglia, neppur in forma sintetica, dare corso ad indagini di tipo storico, ha una valenza particolare soprattutto nell'area padana: e dall'area padana provengono, per lo più, gli autori impegnati nell'esposizione. In questa sede, una riflessione storica avrebbe in verità poco senso, sia per lo iato rappresentato dagli anni Settanta, sia per la notorietà, quasi a livello di senso comune, in ambito artistico, di simile evoluzione.
Il tema dell'albero rinvia dunque al problema del rapporto dell'artista con il mondo naturale, con il mondo esterno più o meno umanizzato, comunque ancora legato al ciclo stagionale. Il tema di Narciso, così sottilmente, quasi di controcanto, richiamato ed accostato al primo, riporta al lettore non solo - o non tanto - l'antica favola, quella che "parla di te", come annota il poeta; piuttosto il tema di Narciso riporta al lettore l'ironia o il rispecchiamento che l'artista compie verso se stesso, quando opera in una direzione che, in qualche misura, lo coinvolga. E si dirà che è difficile, per l'artista, sfuggire a tale dimensione: tuttavia in questo caso, essa appare forte, risolutiva, e risolutamente convocata a chiarire gli imponderabili ambiti attraverso cui ogni artista riflette su se stesso, rispecchiandosi nel contempo nella natura.
L'albero di Narciso, tema che per il secondo anno viene proposto ad un gruppo di amici artisti, è appunto l'albero attraverso cui l'artista può misurare su se stesso le inquietudini e le ironie del vivere quotidianamente un rapporto distante e pur stretto con il mondo naturale. Tale mondo appare ancorato ai ritmi, stravolti e modificati anch'essi, e pur presenti, della stagionalità perenne, mentre l'altro, quello di Narciso, appare tormentato dai ritmi sociali, più stralunati e caotici, soprattutto da quando il nuovo ordine mondiale sembra aver cancellato ogni parvenza e barlume d'intelletto, all'ordinario procedere dell'esistenza nel mondo del protagonista uomo.
Il tema dell'albero di Narciso misura dunque due intenzionalità, che mette in luce e definisce: da una parte il parlar di sé, così tipico del mondo dell'arte, il procedere alla mise en scène di un teatro, in cui l'autore è, ad un tempo, interprete e protagonista, maschera e volto. Il tema di Narciso ripropone al lettore la dimensione autoriflessiva dell'arte contemporanea, il suo essere non solo veicolo linguistico, ma anche strumento per riflettere sulle grandi elaborazioni culturali. Dall'altro lato, però, il tema dell'albero di Narciso è comunque un incontro con la realtà del paesaggio, con un referente esterno che si prende a stimolo e si rifiuta, da cui si parte per trascenderlo e dimenticarlo.
L'arte rappresenta la dimensione codificata della visione dell'artista; per questo, essa è dunque elemento di congiunzione tra gli stimoli del linguaggio, quelli della realtà esterna, e quelli dell'individuale emozione di fronte alla natura o a se stessi. Essa rappresenta un luogo privilegiato per mettere a nudo non soltanto le inquietudini e le emozioni, le regole del linguaggio e quelle della ricerca armoniosa del modello ideale di rapporti formali, ma anche le dimensioni più intime e private, le contraddizioni tra un'aspirazione che punta all'alto ed una realtà che si muove piattamente sul quotidiano dell'esistere.
Ed è forse questa la ragione per cui l'artista sembra muoversi costantemente alla ricerca di una realtà da cogliere e trascendere; è forse per questo che l'artista contemporaneo non può che collocarsi in quell'antagonismo in cui Braque ha delineato gli ambiti della pittura, parlando di emozione che corregge la regola e di regola che corregge l'emozione. Dimensionata in altro modo, l'antinomia di Braque è quella da cui siamo partiti attraverso la citazione di Char, tra una parola detta e l'aspirazione al silenzio, che venga a sovrastare, quasi a sommergere, la parola pronunciata, come se il linguaggio fosse necessario e ad un tempo aspirasse all'assenza, al mutismo.
La realtà naturale da cui partono le vicende di questa rassegna appartiene al quotidiano; tuttavia nessun artista si sente copista en plein air della realtà: troppe inquietudini tra segno e referente sono trascorse dalla fine del secolo scorso, per potersene, sia pure per un istante, dimenticare. E così, come per il poeta tedesco, nell'artista "combattono l'entusiasmo per il melo in fiore" e l'inquietudine per il mondo del linguaggio, con le sue leggi scoperte e diventate parte integrante del segno; nell'artista si stemperano il bisogno a volte di tuffarsi nell'emozione di un rigenerante contatto con la naturalità che pure sussiste, e l'impossibilità ad identificarsi in una natura, per la distanza che la riflessione linguistica è venuta interponendo, nei confronti della realtà esterna, della referenzialità dell'oggetto evocato o utilizzato come stimolo iniziale nella produzione artistica. Ed è dall'incontro di due opposte situazioni, dal compenetrarsi di una contraddizione, che emerge la violenta liberazione che ogni opera propone, con il suo spazio nuovo, la sua dimensione emotiva e linguistica, in una parola con quel portato di cultura e poesia che l'opera propone e rende esplicito.
L'albero di Narciso è dunque un tema-stimolo che non vuole racchiudere i discorsi all'interno di una situazione definitiva ed univoca; gli amici artisti che si sono convocati per riflettere collettivamente su un tema, di certo non vogliono rappresentare una scuola o una tendenza, ma piuttosto alcune delle infinite variazioni, possibili all'interno di una simile situazione espressiva.
Tali variazioni saranno lette procedendo da opera ad opera, senza i legami con l'ordine alfabetico, più idoneo certamente agli indici ed ai repertori, che non alle analisi stilistiche; esse saranno allineate in un ordine sparso, che tiene conto dell'incontro avuto con le opere da parte di chi scrive, e dei rapporti analogici e sotterraneamente stilistici, che sembra possibile indicare al lettore (...).
(...) alla matrice moderna, tecnologica è riconducibile la dimensione della ricerca di Carlo Pescatori: il suo Albero allo specchio non è solo una riedizione in senso moderno (e ironico) del mito di Narciso, da cui parte l'intera rassegna: l'opera di Pescatori è riconducibile a quella complessa rete di rapporti e relazioni che si instaura oggi tra tecnologia e natura, si inserisce su quel complesso piano relazionale che è rappresentato da un bisogno di natura, che pure sussiste, ed un bisogno sociale che la tecnologia ha delineato.
Quest'ultimo tende a sopravanzare e parzialmente stravolgere il secondo attraverso l'apparente superiorità della sua risposta costruttiva.
(...) Il gioco dei rinvii e dei rimandi, l'emozione dell'impatto poetico, la riflessione drammatica su dimensioni sociologiche che parlano dell'uomo e del suo distorto rapporto con la natura sono gli elementi di un racconto collettivo che, alla fine del viaggio, riporta il lettore in una sfera di riflessioni più che di incanti, di allusioni più che di certezze, di emozioni più che di ragioni: ed è forse questo il compito dell'arte, interpretato attraverso un'elaborazione che parte su uno stimolo preciso, per evidenziare le mille sfaccettature con cui ogni uomo sa farsi carico della dimensione della realtà. La rassegna costruita attraverso il ricorso a 15 interpreti e 30 opere appare come un'elaborazione possibile all'interno nel variegato articolarsi dei linguaggi contemporanei.